Di solito, se in un film o in un fumetto un'autore decide di seguire le mosse del proprio assassino senza mostrarlo in faccia è perché si tratta di qualcuno che, nel corso della storia, il pubblico ha già visto.
Non così in "Criminal Minds" di cui sto guardando in questi giorni la quinta stagione. Qui gli autori seguono molto spesso le mosse dei vari assassini senza mostrarli in faccia, ma lo fanno a prescindere che si tratti di qualcuno che lo spettatore ha già visto oppure no. Per loro è una sorta di regola per rimarcare che il serial killer è un uomo senza volto, una figura nera e minacciosa.
E non è solo questo: quando gli agenti del BAU tracciano un profilo, spesso vediamo materializzarsi quello di cui parlano. Si tratta di situazioni quotidiane in cui agisce il serial killer: a casa, al lavoro. Qui lo vediamo in faccia, ma mai, dico mai, ha le fattezze del vero assassino. Da una sequenza all'altra può addirittura cambiare l'attore che lo interpreta, come a sottolineare che il serial killer potrebbe essere chiunque.
Ecco, sono anche questi dettagli a marcare la differenza tra le serie americane e quelle italiane.
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