Ho iniziato a leggerlo solo ieri e, mentre divoravo d'un fiato le prime 50 pagine, mi sono accorto che ridevo da solo: come un idiota. E questo è strano (non che mi comportassi da idiota, ma che ridessi) visto che il libro di cui vorrei parlarvi - "Come non scrivere un romanzo" di Howard Mittelmark e Sandra Newman, editore Corbaccio - è un manuale per scrittori. Un manuale, in verità, un po' atipico visto che non vuole insegnare come si scriva un romanzo, ma come non lo si debba scrivere. Il libro si limita (?) a enumerare e analizzare gli errori che un'aspirante scrittore potrebbe commettere. Gli autori non propongono nessuna regola, ma solo osservazioni per evitare che il vostro manoscritto finisca nel cestino di un editor invece che in libreria.
"Non si svolta a destra col rosso" è una regola - scrivono Mittelmark e Newman - "Se si va a sbattere in auto a velocità sostenuta, contro un muro, in genere ci si fa male" è un'osservazione.
Il libro si rivolge ai romanzieri, ma è molto utile anche agli sceneggiatori.
La cosa più originale è che ognuno degli errori che si possono commettere è inserito nel brano di un romanzo, scritto per l'occasione.
I personaggi protagonisti di questi brani ritornano più volte nel corso del libro, dando via a una serie di mini romanzi che si rincorrono per oltre 200 pagine con risultati spesso esilaranti.
Un esempio. Nel brano intitolato: LA GOMMA SUL CAMINO ovvero QUANDO SI SVIA IL LETTORE SENZA VOLERLO, Irina appiccica una gomma da masticare sul camino. Essendo un gesto insolito, il lettore si aspetterebbe che fosse importante. L'errore è che all'inizio del successivo capitolo, zio Vanja, rientrato dal giardino, gratta via la gomma dal camino... e la cosa finisce lì.
Il lettore (spettatore) suppone sempre che dietro alle scelte di uno scrittore - soprattutto se queste vengono in qualche modo stigmatizzate - ci sia consapevolezza e quando si accorge che non è così ci rimane male. Come ha detto Cechov in una frase citata fino alla noia da qualunque editor: "Se in una storia appare una pistola, è necessario che spari".
Ma andiamo avanti.
Poche pagine dopo c'è un breve paragrafo dedicato al cellulare, vera dannazione di ogni scrittore dato che la diffusione di questo aggeggio infernale ha minato alla base la credibilità di decine di situazioni che usavamo fin dalla notte dei tempi.
La domanda che si pongono Mittelmark e Newman è: come fare in modo che, quando gli servirebbe per uscire da una situazione pericolosa, il protagonista non abbia con sé il proprio cellulare oppure che non possa/riesca a usarlo?
Vi elenco le soluzioni proposte:
DIMENTICARE IL TELEFONINO. Il consiglio è di trovare un modo intelligente per rendere credibile questa dimenticanza.
PERDERE IL TELEFONINO. Accettabile se il personaggio lo perde mentre è appeso a testa in giù nel vuoto, su un elicottero in volo. Meno se lo perde sull'autobus.
IL TELEFONINO VIENE DISTRUTTO DAL CATTIVO DI TURNO. Okay se il gesto scaturisce dalle motivazioni del cattivo, meno se accade casualmente.
IL TELEFONINO E' STATO INGHIOTTITO DA UNO SQUALO. Funziona se l'antagonista del vostro personaggio è uno squalo, meno se lo squalo passa di lì per caso.
ASSENZA DI SEGNALE O BATTERIA SCARICA. Il preferito dagli scrittori pigri, ma il meno credibile per lo spettatore.
TECNOLOGIA USURPATA DA UN ESSERE DEMONIACO, DA UN HACKER ADOLESCENTE O INTELLIGENZE ARTIFICIALI COME HAL 9000. E' perfetto quando il genere del romanzo è appropriato; sconsigliato altrimenti.
IDIOSINCRASIA DEL PERSONAGGIO PER I CELLULARI. Va motivata. Da evitare se il vostro personaggio, con il cellulare ci lavora.
AMBIENTARE LA STORIA NEL PASSATO. Ottimo, ma attenti perché i lettori più giovani potrebbero essere convinti che i cellulari siano stati inventati da Galileo.
Se ve ne vengono in mente altri non esitate a mandarmeli.
4 commenti:
ciao Stefano,
ho da poco scoperto il tuo blog e pian piano lo leggerò tutto...
mi piace davvero molto.
Illuminanti i consigli sul telefonino.
viola
Grazie.
Ciao, c'è la soluzione di Berardi per Julia: la protagonista non ama i telefonini, non ne ha mai avuto uno e regolarmente, quando si trova nei guai con qualche altro malcapitato che le chiede di chiamare i soccorsi, lei dichiara di rimpiangere di non essersi ancora decisa a comprarlo (salvo trovarsi daccapo nell'albo successivo).
E se lo scrive Berardi lo può scrivere chiunque!
Ciao, bellissimo blog!
Sì. Il modo c'è sempre: l'importante è arrivare al momento in cui il cellulare servirebbe e scoprire che il protagonista, semplicemente, non ce l'ha... però introducendo il motivo di questa mancanza prima, la cosa ci può stare. Come nel caso di Julia.
Quello che è cambiato è che fino a pochi anni orsono nessuno aveva un telefonino, ora ce l'hanno tutti e questo ci obbliga ad inventare i motivi più bizzarri per non doverlo far comparire quando serve...
Poco tempo fa stavo preparando un soggetto. Avevo la necessità che un gruppo di persone rimanessero isolate da tutto e da tutti, senza telefono. Le soluzioni non mi convincevano e così ho deciso, insieme ad Alberto Ostini, di spostare la storia agli anni '50...
Poi il progetto è saltato per altri motivi - almeno per ora - ma questa era l'unica soluzione per non apparire un po' cialtroni.
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