sabato 31 luglio 2010

1914-2010



















E' morta a Roma, all'età di 96 anni, Suso Cecchi D'amico. E' stata, insieme a pochi altri - Flaiano, Age & Scarpelli, Maccari, Zavattini - il cinema Italiano.
Valgono, per ricordarla come merita, il manifesto di uno dei suoi film più belli - I soliti ignoti - e i titoli di alcuni delle oltre cento pellicole che la signora Cecchi D'amico ha sceneggiato nella sua lunga e ineguagliabile carriera: Roma città aperta, Ladri di biciclette, Miracolo a Milano, Bellissima, Senso, Rocco e i suoi fratelli, Salvatore Giuliano, il Gattopardo, Metello, Gruppo di famiglia in un interno, L'innocente, Le avventure di Pinocchio, Speriamo che sia femmina.
Oggi è una giornata molto triste.

venerdì 30 luglio 2010

Confessioni di uno squilibrato















Premetto che so benissimo che questo potrà sembrare il post di uno squilibrato, ma, almeno nella mia mente, il problema di cui mi appresto a parlarvi, esiste. Eccome.
Tra poco più di una settimana andrò in vacanza. Al mare, a casa dei miei genitori. E come ogni anno sorge il problema dei romanzi da portarmi dietro, da leggere spaparanzato sulla spiaggia.
Innanzitutto il numero. Resterò a Cattolica per quindici giorni e, considerando che in vacanza leggo più o meno un libro di 150/200 pagine al giorno, per essere sicuro che mi bastino dovrei portarne almeno una decina, più o meno grossi.
Poi, però, esiste il rischio fondato che alcuni di questi libri, non mi piacciano: il che significa che li abbandonerò dopo poche pagine.
E così i libri da portare diventeranno almeno venti. A cui andranno aggiunti alcuni libri che mi serviranno per lavoro (sì, perché, almeno per qualche ora al giorno, dovrò anche scrivere).
Facciamo che porterò venticinque libri.
Ma quali?
Sui modi in cui un lettore sceglie (o non sceglie) in libreria i libri da leggere, Calvino ha riempito due pagine del suo splendido: "Se una notte d'inverno un viaggiatore". Eccone uno stralcio, illuminante:

Sventando questi assalti, ti porti sotto le torri del fortilizio, dove fanno resistenza i Libri Che Da Tanto Tempo Hai in Programma Di Leggere,

i Libri Che Da Anni Cercavi Senza Trovarli,

i Libri Che Riguardano Qualcosa Di Cui Ti Occupi In Questo Momento,

i Libri Che Vuoi Avere Per Tenerli A Portata Di Mano In Ogni Evenienza,

i Libri Che Potresti Mettere Da Parte Per Leggerli Magari Quest'Estate,

i Libri Che Ti Mancano Per Affiancarli Ad Altri Libri Ne! Tuo Scaffale,

i Libri Che Ti Ispirano Una Curiosità Improvvisa, Frenetica E Non Chiaramente Giustificabile.

Ecco che ti è stato possibile ridurre il numero illimitato di forze in campo a un insieme certo molto grande ma comunque calcolabile in un numero finito, anche se questo relativo sollievo ti viene insidiato dalle imboscate dei Libri Letti Tanto Tempo Fa Che Sarebbe Ora Di Rileggerli e dei Libri Che Hai Sempre Fatto Finta D'Averli Letti Mentre Sarebbe Ora Ti Decidessi A Leggerli Davvero.

Sia come sia, ho già iniziato a prepararmi. E non è facile: sono giorni che spulcio nella mia biblioteca - e chi mi conosce sa quanto questa sia ampia - in cerca di ispirazione. Al momento i papabili sono una quarantina: i dieci giorni che mi separano dalle ferie serviranno a scremarli.
Tra quelli che porterò certamente ci sono: "Il porto degli spiriti" di John Ajvide Lindqvist (l'autore di "Lasciami entrare"), l'ultimo di Don Winslow - un autore scoperto da poco e che mi piace molto - qualche Simenon (come andare in vacanza senza di lui), la biografia di Dean Martin scritta da Nick Tosches, scrittore che amo molto, i due romanzi usciti in Italia di Megan Abbott (consigliatami dal mio amico Tito Faraci tramite il suo blog), un po' di Haruki Murakami, poi ancora "Rosso Flyd" di Michele Mari e"The Dome" di Stephen King che non ho, colpevolmente, ancora letto. "Un colpo di vento" di tale Von Schirac che mi incuriosisce. Infine porterò con me, come ogni anno, il meridiano di Dashiell Hammett con l'intenzione di (ri)leggere tutti i romanzi di uno dei miti della mia adolescenza.
La cosa divertente (?) è che una volta che avrò fatto la mia scelta e sarò al mare, capiterò in una libreria e comprerò altri libri che, probabilmente, leggerò prima di quelli che mi sono portato da casa, rendendo così vano, almeno in parte, il lavoro di questi giorni.

sabato 24 luglio 2010

Ancora su "Castle"
















Torno ancora a parlare di "Castle". Che palle, direte voi, ma che ci posso fare se è uno dei telefilm più divertenti e intelligenti che ci sia in questo momento in circolazione?
Come di certo saprete il protagonista della serie è uno scrittore di nome Richard Castle. Collabora con il detective Kate Beckett come consulente e, insieme, risolvono omicidi.
L'idea è vecchia come il cucco, ma qui è tutto fatto molto bene e l'U.R.S.T (Un-resolved Sexual Tension) tra i due protagonisti funziona come poche altre volte.
Castle scrive romanzi che hanno per protagonista una detective donna che si chiama Nikki Heat e che è ispirata a Beckett: in realtà Castle ha messo in questo personaggio tutte le fantasie che lui ha sulla "collega" e sono molte, credetemi.
Ma non è finita qui perché poi il romanzo di cui sopra, intitolato nella finzione "Heat Wave", è uscito veramente in libreria: in Italia è edito da Fazi. Si chiama sempre "Heat Wave" ed è scritto da Richard Castle.
Pura operazione commerciale, ma molto divertente, perché il libro non racconta le avventure di Castle e di Beckett, ma quelle di Nikki Heat.
Ed ora permettetemi una divagazione: spesso, nella serie, appaiono degli scrittori veri. Castle gioca spesso a poker con Michael Connelly e James Patterson e sono gli stessi Patterson e Connelly ad interpretare simpaticamente se stessi.
Geniale un dialogo tra Castle e sua madre in uno degli ultimi episodi della seconda stagione (o era proprio l'ultimo episodio?). Lei dice al figlio che James Patterson ha chiamato e che arriverà in ritardo al poker di quella sera e Castle risponde, serio: - Probabilmente userà quel tempo per scrivere un altro libro.
Un ultimo tocco di classe: sembra che a scrivere "Heat Wave", con lo pseudonimo di Richard Castle sia stato proprio James Patterson ;-)

mercoledì 21 luglio 2010

Benvenuto










Conosco poco Moreno Burattini: ci siamo incrociati qualche volta quando lavoravo alla "Sergio Bonelli Editore" e abbiamo scambiato giusto qualche parola, ma lo apprezzo moltissimo sia come sceneggiatore che come studioso di fumetti. Confesso che è per le sue note e i suoi commenti - dato che possiedo già gli albi originali - che sto comprando in edicola la serie di "Alan Ford Story".
Di recente Moreno ha aperto un blog che promette di essere molto interessante.
Si chiama "Freddo cane in questa palude", titolo davvero notevole e azzeccato.
Lo trovate QUI.
A voi lettori non dico altro: so che vi divertirete a seguirlo.
A Moreno auguro un sincero benvenuto nella blogosfera.

lunedì 19 luglio 2010

Oi dialogoi












Noi sceneggiatori abbiamo la tendenza a dare spesso la colpa agli altri se il film o la fiction che abbiamo scritto è brutta o non piace al pubblico. Il produttore, il regista, l'addetto al casting, gli attori, il musicista, il montatore, la costumista (?). E poi LA RETE, la nostra principale nemica, colpevole di ogni nefandezza. E' lei - Mediaset o RAI non cambia - a bloccare tutte le nostre idee migliori e a non capire la nostra genialità.

L'altro giorno parlavo con un collega - insigne sceneggiatore televisivo - delle sceneggiature di "Castle". Entrambi le troviamo fantastiche, così ci siamo chiesti se una rete italiana avrebbe potuto approvare una serie come quella. La risposta è stata: sì, anche così com'è.
Poi ci siamo chiesti se girate in Italia, quelle stesse sceneggiature porterebbero ad episodi di analoga qualità.
Entrambi abbiamo risposto di no. Ovvio. In mano a un regista e ad attori italiani quelle sceneggiature ne uscirebbero appiattite. Un altro tipo di recitazione, un'altra regia e, soprattutto, un altro ritmo.
- Okay, - ho detto io, - ma i dialoghi, che sono la parte migliore di "Castle", sarebbero comunque bellissimi lo stesso. Al di là di tutto, io e te riusciremmo comunque ad apprezzarli anche se recitati male, no?
- Sì, certo.
- E tu ricordi dei dialoghi come quelli in una qualunque fiction italiana degli ultimi quindici anni, comprese quelle che abbiamo scritto noi?
Il mio amico ci ha pensato a lungo e, alla fine, la sua risposta è stata: NO.
A voi, cari lettori, la morale della storia.

mercoledì 14 luglio 2010

Cinque giorni per un capolavoro


















Il pitch di "Five days" - produzione BBC e Hbo - è semplice: c'è una caso - nella prima stagione la scomparsa di una donna e dei suoi figli - e ci vengono raccontati cinque giorni più significativi per arrivare alla verità: tipo il primo, il terzo, il ventottesimo, il trentatreesimo e il settantanovesimo.
"Five Days" è una serie fantastica in cui il giallo, pure molto ben fatto, passa in secondo piano rispetto ai numerosi personaggi - tutti caratterizzati alla perfezione - e alle loro vicende personali.
Si respira un'aria da tragedia greca e/o da giallo scandinavo e c'è una cura incredibile nei dettagli, nella recitazione degli attori e nella scelta delle facce: tutte credibili, normali e poco televisive.
A completare questo piccolo capolavoro c'è anche una bellissima colonna sonora che integra magistralmente un racconto sempre teso e avvincente che procede puntata dopo puntata senza una sbavatura che sia una.
Consigliatissimo a tutti quelli che pensano ancora che: - Sì, okay le serie Tv, ma il cinema è un'altra cosa...

domenica 11 luglio 2010

Camilleri e Lucarelli












Altro giro, altro libro e altra micro-recensione: Acqua in bocca di Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli.
Quella che a prima vista poteva sembrare solo un'operazione commerciale è in realtà altro. E' una specie di ricognizione, scritta mettendo insieme lettere, telegrammi, rapporti di polizia, ecc, sullo stato degli immaginari dei due scrittori e dei loro personaggi.
Lo spunto di partenza è semplice: Arturo Magnifico viene ucciso a Bologna. L'uomo era originario di Vigata e così Grazie Negro - l'ispettrice bolognese protagonista di tre romanzi di Lucarelli, tra cui il bellissimo Almost Blues - scrive a Salvo Montalbano per avere aiuto. Quelle che seguono sono 108 pagine davvero divertenti in cui, spesso solo per poche righe, fanno la loro apparizione molti dei personaggi che popolano i romanzi dei due scrittori.
Il pregio del libro è che Camilleri e Lucarelli sembrano essersi divertiti a scriverlo e questo, ovviamente, si vede.
Il difetti sono che non si tratta di un vero e proprio romanzo, ma di una sorta di divertissment per fans e che è davvero troppo corto: una pausa tra un bagno in mare e il successivo. Ma, visti i chiari di luna, va comunque bene così.

sabato 10 luglio 2010

Cartoline di morte















Dire che non mi piaccia James Patterson è un eufemismo: faccio proprio fatica a leggerlo e, per quanto mi sforzi, non riesco a capire i motivi del suo successo. Patterson ha una scrittura molto secca e veloce, apparentemente adatta al thriller, ma a mio parere sciatta e poco evocativa. Ogni tanto imbrocca qualche personaggio, un brandello di trama, ma per il resto del tempo mi annoia, come e più di Patricia Cornwell.
Liza Marklund invece mi piace. Per rimanere in ambito svedese, non è Henning Mankell o lo Stieg Larsson di Uomini che odiano le donne, ma è brava e ha scritto alcuni romanzi decisamente interessanti: gialli di buona fattura che nascondono un cuore autoriale.
Proprio per questo motivo ho voluto dare una chance a Cartoline di morte, il romanzo che i due hanno scritto insieme.
Mal me ne incolse perchè il libro è una sonora delusione: puro Patterson con personaggi stereotipati fino all'inverosimile e senza un colpo di scena che sia uno.

giovedì 8 luglio 2010

Donna con la gonna














Penso a Distretto di polizia o a RIS, ma anche a Squadra antimafia, poi alle tante poliziotte dei telefilm americani: Samantha Spade in Senza traccia o la bella Lilly Rush in Cold case. Quando lavorano indossano tutte, immancabilmente, i pantaloni.
Non così il vicecapo della prima squadra omicidi di Los Angeles, Brenda Leigh Johnson, protagonista del mio nuovo telefilm di culto: The closer. Lei porta sempre la gonna, anche quando è in azione. E' l'uovo di colombo, ma serve a caratterizzare il personaggio più di mille parole.

lunedì 5 luglio 2010

Set-up



















Quando si scrive il pilota di una nuova serie, una delle cose più complesse da fare è il set-up del protagonista. Ne ho già parlato QUI alcuni mesi fa, citando Blake Snyder e la sua scena salva gatto.
Un set-up geniale sono i titoli di testa di Attenti a quei due. In poco più di un minuto i due protagonisti, lord Brett Sinclair e Danny Wilde, vengono presentati e settati in maniera mirabile ed efficace, solo attraverso le immagini.
Ieri ho visto l'episodio pilota di The closer. La protagonista ci viene presentata "sul lavoro". E' una poliziotta e quindi la sua prima apparizione dev'essere sulla scena di un crimine: scelta giusta. In meno di un minuto impariamo a conoscerla: senza nessuna didascalia, senza nessuna forzatura, semplicemente osservandola e ascoltandola.
Un set-up così efficace nella fiction italiana, io non l'ho mai visto.
Ma la visione di The closer mi spinge anche a un'altra riflessione. Perché in Italia non siamo capaci di creare personaggi di donne poliziotto credibili? Ci riescono gli americani (The Closer ne è un magnifico esempio, ma non è il solo) e ci riescono i francesi (Julie Lescaut e il comandante Florant). Noi no, a meno di non voler considerare credibili i vari commissari di Distretto di polizia o la Mamma detective di Lucrezia Lante Della Rovere.

sabato 3 luglio 2010

Un bel libro
















Tra tutti i libri che ho letto in questi giorni di vacanza - di cui parlerò in un prossimo post - ce n'è uno che mi ha particolarmente colpito. E' italiano, lo pubblica Feltrinelli, si intitola: "I migliori di noi" ed è scritto da Roberto Moroni.
Ho conosciuto Roberto qualche anno fa per questioni lavorative. Lui è un produttore Mediaset, uno dei più bravi, e mi sono trovato a lavorare con lui sul progetto di una serie tratta da "La dama in bianco" di Wilkie Collins, altro grande libro. La serie poi, come capita spesso, non si è fatta, ma ho conservato di tutta quell'esperienza e di Roberto un bellissimo ricordo.
Solo in seguito ho scoperto che Roberto aveva un blog - "The petunias", oggi chiuso - e scriveva romanzi. Così ho letto prima "Perduto per sempre" e ora, dopo quattro anni, "I migliori di noi".
Roberto è uno scrittore di razza. Il suo nuovo romanzo è scritto in un italiano semplice, ma mai banale. E' ambientato nell'arco di una singola giornata e parla di noi, del nostro presente. Lo fa in maniera dura, senza sconti per nessuno. E' un libro impietoso, a tratti cinico, ma necessario, che consiglio a chiunque voglia leggere qualcosa che non gli anestetizzi il cervello.