Nell'ultima settimana sono stato a Roma, al festival del cinema. Ho visto svariati film, uno bello - Animal kingdom - un paio carini, gli altri tutti piuttosto brutti e, purtroppo, inutili. L'impressione è che il livello del concorso fosse mediocre; leggermente meglio i film delle sezioni collaterali. Insomma, se proprio vogliamo dirla tutta, niente di paragonabile a un qualunque festival di Cannes, Venezia o Berlino, anche per quanto riguarda l'organizzazione.
Ho visto cose che voi umani non potreste immaginarvi: persone accreditate che rimanevano fuori dalle sale perchè erano stati venduti più biglietti del dovuto, Bruce Springsteen che veniva fatto entrare in sala mentre il pubblico della precedente proiezione defluiva dalla medesima uscita, con il casino che potete immaginare, un film - Social Network - proiettato in una copia doppiata in italiano e senza sottotitoli in inglese, un altro - Carlos - tolto improvvisamente dalla programmazione e sostituito all'ultimo momento da un non eccelso film francese già mandato almeno tre volte nei giorni precedenti.
Però ho anche visto da vicino e quasi toccato due dei miei miti: Bruce Springsteen e Martin Scorsese, quest'ultimo a Roma per presentare una splendida versione restaurata de La dolce vita di Federico Fellini: tre ore di puro e meraviglioso cinema, questo sì.
Ed è proprio di Martin Scorsese l'unico capolavoro che si può vedere alla rassegna, a meno che da qui a sabato non ne saltino fuori altri, cosa di cui, viste le premesse, dubito. Sto parlando dell'episodio pilota di Boardwalk empire - serie scritta da Terence Winter, uno degli sceneggiatori storici dei Sopranos, prodotta dalla HBO e da Scorsese stesso - che, come capita sempre più spesso, pur essendo realizzato per la televisione, è più cinema del cinema vero. Ed è anche il miglior film di Scorsese da parecchi anni a questa parte: da Casinò a detta di chi scrive.
La serie racconta con rigore formale e grande sapienza narrativa il proibizionismo ad Atlantic City intorno agli anni '20. Tra gli attori un grandissimo Steve Buscemi e Michael Pitt, oltre a un'infinità di caratteristi uno più bravo dell'altro.
Chi avesse l'occasione di vederlo non se lo faccia scappare.
5 commenti:
Ho visto l'episodio girato da Scorzese. Bello, non sembrava nemmeno di essere di fronte ad un prodotto per la televisione. In realtà gran parte dei prodotti televisivi americani, grazie anche ai mezzi a disposizione, rivaleggiano alla pari con tanti film nelle sale. Ma aldilà dei mezzi, stupisce che tanti attori, registi o sceneggiatori di Hollywood lavorino per la TV con il massimo impegno. Strano, perchè in Italia potrebbe essere lo stesso, per la tv è più facile trovare sponsor per finanziare fiction, pagare grossi nomi di richiamo, realizzare opere anche più innovative, rischiando, sbagliando ma comunque muovendosi in avanti. Invece quello che fa da "richiamo" ai serial italiani sono gli "scandali" Basta con i bigottismi del MOIGE sulla fascia protetta, o all'opposto le agiografie dei Papi!
Qualcosina di nuovo no?
Il problema è che, per quanto riguarda la fiction ma non solo, la nostra televisione è arretrata di almeno vent'anni rispetto a quella americana: loro hanno prodotto "Twin peaks" nel 1990, noi una cosa di quel tipo ancora ce la sogniamo. Non si rischia mai e si ripetono fino alla nausea le medesime cose: biografie di santi e papi, Elise di Rivombrose varie, commedie familiari e polizieschi alla Don Matteo. Cose carine, innocue, piene di buoni sentimenti e di retorica: ottime per un pubblico di bocca buona e a bassa scolarizzazione. Di recente, un editor ha detto che una sceneggiatura che avevo scritto era troppo americana: per lui era un difetto. Io l'ho preso come un complimento. Ecco, la situazione in cui versa la nostra fiction è esemplificata molto bene anche da questo fraintendimento.
Vorrei spezzare una lancia per il serial di romanzo criminale.Un prodotto italiano ma bello, forse qualcosa si muove...
"Romanzo criminale" è bellissimo, così come pure "Boris". Ma sono eccezioni, prodotte da Sky che, tra l'altro, a causa della guerra che gli sta facendo il governo (chissà perché ;-) si trova, sul versante della produzione, un po' in difficoltà.
Continuerà a produrre ottima fiction, ma una manciata di serie buone non possono essere, a mio parere, il sintomo che qualcosa si stia muovendo.
E' dalle reti generaliste che dovrebbe partire la rinascita e lì, credimi, non c'è quasi nessuno che anche solo capisca di che cosa stiamo parlando.
Grazie per la dritta, sono sempre in cerca di materiale targato HBO.
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