Tra le preoccupazioni delle reti e dei produttori televisivi italiani, quella di non offendere nessuno occupa una posizione di alta classifica.
Per tre stagioni sono stato lo story editor di "Rex" e ho scoperto che esiste un apposito ufficio della polizia di stato che, quando in una serie sono presenti dei poliziotti, controlla le sceneggiature. Può succedere che questo ufficio chieda agli sceneggiatori di cambiare qualcosa di lesivo per il buon nome della polizia: tagliare una scena, eliminare un personaggio o modificare qualche dialogo. Niente di scandaloso considerando che la polizia è importantissima durante le riprese: per fornire mezzi (auto, barche o elicotteri) e divise, per far chiudere una strada, ecc. Alla fine si tratta di qualche piccola concessione in cambio di un enorme aiuto: quale produttore non sacrificherebbe un po' della libertà del suo sceneggiatore per tutto questo?
Poi ci sono il Moige e il Codacons, bestie nere di ogni rete. Non si sa mai quando e dove potranno colpire e questo tarpa le ali, oltre che alle reti nel momento in cui approvano una serie, anche agli sceneggiatori che la devono scrivere. Di recente il Moige si è lamentato per le scene di nudo in "Terra ribelle" e tre anni fa il mio "Rex" aveva subito le proteste del Codacons perché era diverso da quello originale (sic).
Ma non è solo questo: bisogna sempre stare attenti alle minoranze, ai vari localismi, alle sensibilità individuali, prestare orecchio alle esigenze delle casalinghe di Voghera e di Treviso - a tutt'oggi buona parte dello zoccolo duro di Rai 1 - e chi più ne ha più ne metta.
Ci sono temi che non possono essere trattati: la pedofilia per esempio. E ce ne sono altri che viaggiano in libertà vigilata, tipo l'omosessualita, la violenza o la religione se non lo si fa in modo rispettoso e agiografico.
In una televisione governata dalla pubblicità non si possono mandare in onda fiction troppo angoscianti o disturbanti: l'horror è bandito e il finale positivo è - quasi sempre - d'obbligo.
Le necessità congiunte di fare ascolto, incamerare pubblicità e di non scontentare nessuno, spingono le reti a produrre sempre le medesime cose: serie familiari, feuilleton in costume, storie di papi e santi, gialli che nemmeno quelli della settimana enigmistica, storie vere zeppe di buoni sentimenti, biografie annacquate di personaggi famosi: fiction che non solo non sono lo specchio del paese reale, ma non lo sono di nulla se non di loro stesse.
Le eccezioni a questa regola, negli ultimi anni, sono state solo due: "Il commissario Montalbano" e "L'ispettore Coliandro", ma solo perché avevano alle spalle due pesi massimi come Camilleri e Lucarelli e il successo dei romanzi da cui partivano.
Date queste premesse chiedetevi ora quante delle serie televisive americane che vi piacciono potrebbero essere prodotte in Italia?
E chiedetevi perché mai uno sceneggiatore dovrebbe proporre qualcosa di nuovo - ammesso che sia stato in grado anche solo di idearlo - sapendo che, tanto, nessuno glielo metterà mai in produzione?
4 commenti:
ti hanno rifiuta progetti, che quindi difficilmente vedremo, che in america sarebbero stare girate?
Che ti rifiutino un progetto capita a tutti, ma non è detto che poi questo verrebbe accettato dagli americani, anzi. A molti di noi piace pensare che sia così - noi sceneggiatori adoriamo atteggiarsi a geni incompresi - ma molto spesso i progetti che presentiamo sono brutti a prescindere, per qualunque televisione, italiana, statunitense o inglese che sia.
Una cosa di cui, però, sono abbastanza sicuro è che se un progetto, per quanto bello, non segue le pigre direttive delle nostre reti, viene rifiutato.
si ho capito, io intendo, vista la tua competenza, secondo te qualche tuo progetto sarebbe andato bene in america. certo non dico lost o x-files..
Non sono la persona più indicata per dirlo. Comunque non credo: erano comunque progetti pensati nella speranza che me li approvasse la TV italiana, quindi poco adatti a quella statunitense ;-)
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