Mi è capitato più di una volta di vedere errori del genere. Di solito le beccavo nei soggetti che i lettori inviavano alla Bonelli e che mi capitava di leggere quando facevo il redattore. Ma l'altro giorno ho ritrovato lo stesso errore in una sceneggiatura per un Tv-Movie che dovrei supervisionare.
C'è un protagonista che indaga. Poi, però, scopre l'assassino solo per caso. Non ci arriva grazie alle sue abilità né alle sue l'intuizioni, ma solo grazie al buon vecchio culo.
Il protagonista:
a) Può incontrare l'assassino a un concerto, tra migliaia di persone e riconoscerlo grazie a un identikit fatto da un testimone (?).
b) Può bucare una gomma e sarà proprio l'assassino che - tra mille - lo andrà a prendere con il carro attrezzi, smascherandosi in qualche modo.
c) Può urtare casualmente l'assassino per strada, facendo cadere dalla tasca dell'uomo un oggetto che lo incriminerà.
Un giallo va costruito con attenzione. Passaggio dopo passaggio. E saranno i tasselli che il protagonista troverà durante l'indagine, insieme alle sue capacità logico/deduttive, che messi uno accanto all'altro gli permetteranno di scoprire l'identità del colpevole.
IL CASO IN UNA STORIA POLIZIESCA NON DOVREBBE ESISTERE.
Sembra banale, ma visto che i tre esempio che ho appena fatto li ho letti veramente, evidentemente non è così.
3 commenti:
Quella del concerto è fantastica!
In "Morte a Firenze" di Marco Vichi l'assassino perde sul luogo del delitto una ricevuta di pagamento di una bolletta pagata alla Posta con su il suo nome, cognome e indirizzo.
Dopo avere saputo questa cosa della bolletta Vichiana non posso certo più lamentarmi.
A proposito, Moreno, bello l'articolo sui fumetti sexy degli anni '70 uscito sul numero di Nocturno in edicola.
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