mercoledì 15 settembre 2010

La seconda stesura



















Nei fumetti una vera e propria seconda stesura della sceneggiatura non l'ho mai fatta. Scrivo una decina di tavole per volta per foraggiare il disegnatore, a volte senza nemmeno avere un soggetto dettagliato alle spalle: solo pochi appunti. Poi, a storia finita, sistemo i dialoghi e le incongruenze. Ma lo faccio con i disegni davanti, quindi con poche possibilità di riscrivere e ristrutturare quello che ho creato. Insomma la storia è quella che è stata disegnata e, pur potendo ancora intervenire, non la potrò più riscrivere di sana pianta.
Da quando lavoro per la Tv, invece, la seconda stesura è diventata una specie di ricorrenza: una di quelle che non andrebbe mai presa sottogamba...
-- Perché se scrivere è difficile, riscrivere lo è ancora di più.
-- Perché bastano tre pagine di note di un editor per mandare all'aria il lavoro di mesi, costringendoti a ripensarlo daccapo e, questa, volta senza la rete di una prima stesura sotto.
-- Perché, da adesso, in poi non puoi più sbagliare.
-- Perché se la sceneggiatura ancora non funziona, potrebbero affiancarti qualcuno che ti aiuti a riscriverla.
Se in una prima stesura, infatti, è consentito commettere errori - una delle frasi ricorrenti di un editor è: "E' una buona prima stesura", che non vuol necessariamente dire che sia anche una buona sceneggiatura - alla fine della seconda tutto dovrà iniziare ad andare a posto: la struttura, i dialoghi, i personaggi, i plot e i subplot.
Non sono più ammessi errori.
Se la seconda stesura della sceneggiatura sarà buona, allora sarete a posto, da lì in avanti sarà tutta in discesa. In caso contrario le riscritture si susseguiranno una via l'altra - da soli o in compagnia - senza sosta. E questo impoverirà la vostra sceneggiatura, stesura dopo stesura: esiste, infatti, una regola per cui dalla terza stesura in poi le sceneggiature iniziano a perdere via via la loro magia, come se fossero farfalle a cui mani maldestre hanno stropicciato le ali, spazzando via ogni traccia della "polverina" che le faceva volare.
C'è un aneddoto riportato da Linda Seger nel suo bel manuale: "Come scrivere una grande sceneggiatura", Dino Audino Editore.
C'era un tizio che aveva visto un sacco di brutti film al cinema e in Tv. E così si era detto: - Sono sicuro di poter fare meglio di così!.
Il passo successivo era stato quello di scrivere una sceneggiatura. E quello dopo ancora di farla girare tra i produttori.
Davanti al rifiuto dell'ennesimo produttore, l'uomo protestò: - Ma è meglio di quello che si vede in giro!
- Certo, - rispose il produttore, - chiunque può scrivere meglio di quello che si vede in giro. Il trucco è di scrivere talmente bene che, dopo, che tutti hanno rovinato la tua sceneggiatura nelle riscritture si possa ancora farne un film decente!

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