mercoledì 2 giugno 2010

Un post che mi ha commosso



















Ho stima di Sandrone Dazieri. Penso che alla Mondadori abbia fatto un eccellente lavoro e che sia uno dei migliori scrittori italiani. Anche se non l'ho mai conosciuto di persona - cosa che mi dispiace - abbiamo almeno un amico in comune, Tito Faraci, e leggo sempre con piacere anche le sue, purtroppo poche, incursioni Diabolike. E seguo con assiduità il suo blog.
Quando poco fa mi sono imbattuto in questo post che parla di serie televisive non ho potuto trattenere un applauso.
Anch'io, come lui ho iniziato ad apprezzare le serie americane con Buffy. E anch'io, come lui, ora che 24 è finito - ho visto due giorni fa l'ultima puntata dell'ottava e ultima serie (sigh) - mi sento orfano di Jack Bauer.
L'unica cosa che sembra dividerci è Flashforward che a me non ha mai detto nulla ;-)
Ma c'è un punto del suo post che mi ha colpito più di tutti gli altri: quello in cui spiega i motivi per cui sceglie di vedere con i suoi amici una serie televisiva piuttosto che un'altra:
Individuai ben presto gli elementi che servivano a tenere coeso il gruppo degli amici: prima di tutto nella serie la linea orizzontale (lo sviluppo, cioè, della storia della stagione che si svolgeva puntata dopo puntata) doveva di gran lunga predominare su quella verticale (gli avvenimenti della singola puntata). Poi doveva esservi un mistero da svelare, più o meno complesso: andava bene la magia di Lost come la quest alla bomba nucleare di 24. Poi le puntate dovevano chiudere bene, cioè rilanciando a quella successiva con un colpo di scena, costringendoci a guardarne una dopo l’altra sino a che gli occhi ci si chiudevano per il sonno. E ci piacevano i dialoghi ironici e scoppiettanti, i personaggi sopra le righe.
In questi giorni sto ultimando con alcuni colleghi - gli stessi di cui ho parlato in questo post - la bibbia di una serie per Mediaset. E' una cosa piuttosto strana per la televisione Italiana: un mistery con una forte componente soprannaturale.
Beh, non ci crederete, ma quelle esposte da Sandrone sono esattamente le caratteristiche che ho enunciato nella pagina di presentazione del progetto:
1) Una forte linea orizzontale.
2) Un mistero intrigante e avvincente che verrà ricostruito puntata dopo puntata e svelato solo nell'ultimo episodio.
3) Un Cliffhanger alla fine di ogni episodio che costringa lo spettatore a risintonizzarsi su Canale 5 la settimana seguente.
4) Dialoghi secchi e poco didascalici.
5) Personaggi di contorno fortemente caratterizzati.
Non so se Mediaset ce l'approverà, ma ora sono più sicuro di avere colpito del segno.

2 commenti:

Cavuccio ha detto...

Mi piacerebbe vedere una serie italiana con queste caratteristiche.
Il grande regista Renè Ferretti direbbe che anche in Italia "un'altra televisione è possibile!" ma in questo senso le aspettative del pubblico e le capacità degli autori sono frustrate da esigenze di rete che oramai sfiorano la farsa.
in bocca al lupo

LUIGI BICCO ha detto...

Ciao Stefano.
Certo, se si riuscisse a far passare
un progetto del genere, che tra le
sue caratteristiche possa vantare
anche solo due o tre punti tra quelli
da te elencati, varrebbe la pena
seguirlo.

Un enorme in bocca al lupo,
allora.