martedì 15 giugno 2010

Isole














Oltre scrivere sceneggiature mi capita sempre più spesso di fare anche l'editor, cioè di sistemare e riscrivere sceneggiature altrui. L'ho fatto per le prime tre stagioni di "Rex" e lo sto facendo anche per altri progetti attualmente in corso.
Quando faccio questo tipo di interventi cerco sempre di tenere presenti due regole empiriche: che non sono io l'autore di quello che sto correggendo e che, in una sceneggiatura, ogni scena deve portare avanti la storia.
La prima regola mi porta a rispettare quello che già c'è e, quando possibile, a migliorarlo, tenendomi il più possibile in disparte.
Ma è della seconda regola che vorrei parlarvi.
Mi è capitato alcune volte di vedere inserite in una mia sceneggiatura, scene nuove che piacevano al mio editor, ma che poi non avevano ricadute sul resto della storia. Di recente, un editor ha messo a metà di una mia sceneggiatura un omicidio. La scena in sè era molto bella e ben fatta. Il problema era che la morte questo personaggio x non aveva nessuno sviluppo nel prosieguo della storia. Inserita lì la scena, il mio editor si era disinteressato delle conseguenze della sua scelta e la sceneggiatura, che prima funzionava, procedeva ora in maniera un po' schizofrenica.
Il mio editor non capiva il problema e così mi sono rivolto a l'editor della rete - che comandava sul mio editor - e sono riuscito a fare eliminare la scena dell'omicidio.
Perché vi sto raccontando tutto questo?
Per spiegare che, a volte, in questo lavoro bisogna avere il coraggio di rinunciare a scene che ci piacciono se queste non portano avanti la storia.
Parafrasando la frase tormentone di "About a boy" di Nick Horby: "Nessuna scena di una sceneggiatura è un isola."

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