Nella mia carriera di sceneggiatore ci sono due persone che mi hanno insegnato quello che so e cui devo, professionalmente, tutto.
La prima è Antonio Serra. E' lui che - con la collaborazione di Michele Medda - mi ha permesso di scrivere Nathan Never e che mi ha preso accanto a se alla "Sergio Bonelli Editore", come redattore. Abbiamo lavorato fianco a fianco per sette anni in quello che è stato, anche umanamente parlando, una delle esperienze più belle della mia vita.
Ora io vivo a Roma e lui a Milano. Ci sentiamo spesso e qualche volta ci vediamo. Oltre che il mio mentore è anche un carissimo amico.
Ma non è di lui che voglio parlare in questo post.
La seconda persona a cui devo tutto è Renato Queirolo: R.Q. com'è chiamato in Bonelli. Oltre ad essere un grandissimo sceneggiatore - "Rebecca" e "Alias" stanno lì a dimostrarlo: non li conoscete? Cercateli e leggeteli, sono straordinari - R.Q. era all'epoca in cui io ho iniziato a scrivere per quella testata, il curatore di "Nick Raider".
Contrariamente ad Antonio, R.Q. ha una visione del lavoro, diciamo così, muscolare, come può testimoniare il mio amico Tito Faraci che ha diviso con me, per qualche anno, i destini di "Nick Raider" e le sfuriate di R.Q.
Ricordate il sergente istruttore Hartman di "Full metal Jacket"? Beh, il modo che usa Renato per spronare i suoi collaboratori è esattamente lo stesso. Se stessimo per andare in guerra la cosa potrebbe anche avere un senso: quello che stona è che, in fondo, dobbiamo "solo" mandare un albo in edicola. Ma R.Q. è così e non fa sconti.
E' capitato che mi chiamasse a casa alle ore più impensate per lanciare insulti irripetibili alla mia segreteria telefonica solo perché non gli piaceva una pagina che avevo scritto o che, quando andavo in ufficio da lui, si mettesse a urlare che avrei dovuto cambiare lavoro, solo perché nel testo che gli avevo mandato c'era un refuso.
Malgrado questo, gli devo davvero molto ed è una di quelle persone che stimo davvero; anche perché, quando non si tratta di lavoro, R.Q. è una persona davvero deliziosa. Oddio, se leggesse questo post ecco una parola che gli farebbe scattare la rabbia: "deliziosa".
Billy Wilder e I.A.L. Diamond avevano appeso nel loro studio un cartello con la scritta: "Come l'avrebbe fatto Lubitch?". Io ho messo sulla parete davanti alla mia scrivania un cartello analogo con su scritto: "Cosa direbbe R.Q.?".
Spesso, quando non sono sicuro di qualcosa che ho scritto oppure ho dei dubbi, guardo quel cartello e mi sembra sentire la voce di R.Q. che mi insulta fino a quando non ho non ho trovato un'idea migliore di quella che avevo appena messo su carta. Idea che, sicuramente, alla lunga non lo convincerebbe più, ma che lo calmerebbe per un paio di minuti.
2 commenti:
Mi commuoverei, se non sapessi che RQ non approverebbe!
Capita, quanti ricordi. E quante cose imparate, rimaste per sempre.
Mi associo. Una volta RQ mi fece una sfuriata di un'ora al telefono perché - alla prima sceneggiatura - gli avevo scritto una lunga lettera per ribattere alle sue obiezioni. Ma la sfuriata non era dovuta alle obiezioni. Era dovuta al fatto che avevo cominciato la lettera con "egregio".
Ecco, pagato il tributo all'aneddoto pittoresco, anch'io devo dire di avere imparato tanto negli anni "nickraideriani".
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