domenica 27 febbraio 2011

Takashi Miike


















Qualche anno fa avevo chiesto a un amico regista televisivo chi fosse il suo regista preferito e lui mi aveva risposto: - Fassbinder, - aggiungendo ammirato: - riusciva a girare anche 4 film all'anno.
Ovviamente il numero di film era collegato alla loro altissima qualità: era la combinazione di questi due fattori a fare di Fassbinder un gigante e a scatenare l'invidia/ammirazione del mio amico regista.
In questi giorni mi è capitato di vedere due degli ultimi film di Takashi Miike - un regista che amo molto - I 13 assassini e Sukiyaki Western Django: cappa e spada il primo, omaggio agli spaghetti western, interpretato anche da Quentin Tarantino, il secondo. Li ho trovati splendidi, anche nei loro difetti che pure ci sono. Sì, perché i film di Miike - circa un'ottantina in vent'anni, in perfetta media Fassbinder - non sono quasi mai perfetti, ma sono vivi, viscerali con momenti decisamente geniali.
Nella sua carriera, Miike ha realizzato un capolavoro assoluto e non negoziabile - Audition - un film disgustoso e demente che arriva a tanto così dall'esserlo - Ichi, the killer - più un'altra serie di film memorabili - Gozu, Full metal Yakuza, The city of lost souls - e la serie televisiva MPD Psycho, solo per citare i primi che mi vengono in mente.
I film di Miike sono violentissimi, pieni di effettacci splatter e pervasi di una sessualità malata, deviata e disturbante: non è un caso che l'unico episodio della serie americana Masters of horror a non essere andato in onda sulle tv statunitensi sia stato proprio il suo: Imprint. Recuperatelo e vedetevelo, ne vale la pena.
Nell'anno di grazia 2003, Miike ha diretto, insieme ad altri 4 film, anche The call-Non rispondere. Presentato dalla critica dell'epoca come uno dei tanti cloni di Ringu, avevo preferito non vederlo per evitare delusioni. Poi, per uno di quei motivi incomprensibili a noi umani, un paio di giorni fa mi è venuta un'impellente necessità di comprare il DVD e di vedermelo. E, beh... clone un par di balle!
All'apparenza mainstream, ma nella sostanza personalissimo - soprattutto nella seconda parte - il film è bello ed è quasi commovente il modo in cui Miike rinuncia ad alcuni dei suoi eccessi, pur di poter continuare a manipolare il Genere, innestando su una storia horror banale, già vista, tutta una serie di elementi propri del suo cinema e una spruzzata di romanticismo proprio là, dove non te lo aspetti.
E a voi scettici, che dubitate della grandissima arte del nostro, dico: guardate e studiatevi le sequenze dentro il vecchio ospedale abbandonato che si trovano in questo film e poi ne riparliamo.

venerdì 25 febbraio 2011

Grande! Anche Brolli ha un blog















Ho conosciuto Daniele Brolli a metà degli anni '80 a Bologna. Insieme a Giorgio Carpinteri, Igort, Marcello Jori, Lorenzo Mattotti e Andrea Pazienza era uno dei miei insegnanti al corso di fumetto Zio Feininger.
In seguito l'ho rivisto solo alcune volte, a Milano, quando lavoravo come redattore alla Sergio Bonelli Editore e lui capitava in via Buonarroti, ma ho sempre seguito con grande attenzione e piacere tutto quello che ha fatto in questi anni: editor e scopritore dei Cannibali - uno dei pochi fenomeni letterari italiani degni di nota degli ultimi 20 anni - critico letterario raffinatissimo - memorabili i suoi pezzi sulla rivista Pulp - autore e sceneggiatore di fumetti, disegnatore, romanziere, ecc, ecc, ecc.
Ho scoperto ieri, da questo post di Roberto Recchioni, che Daniele ha un blog: un bellissimo blog, pieno di parole e disegni - tra cui quello che vedete qui sopra - che consiglio a tutti voi. Così come vi consiglio i tre post in cui Daniele parla di Andrea Pazienza: in molti hanno scritto su di lui (Scozzari e Sparagna su tutti) ma nessuno aveva saputo raccontare Paz così bene.

La struttura universale delle storie secondo David Mamet
















C’era una volta... e poi un giorno... e poi proprio quando tutto sembrava andare per il meglio... e poi all’ultimo minuto... e vissero tutti felici e contenti (ma anche no).

mercoledì 23 febbraio 2011

Amer



















Amer ("amare", ma foneticamente "amaro") è un film belga - ma italiano nell'anima - scritto e diretto dalla coppia Bruno Forzani & Helene Cattet che non delude sicuramente chi, come me, è un fan sfegatato di Dario Argento e di tutto il cinema italiano degli anni '60/70 (a questo proposito: che meraviglia il manifesto!).
Dal regista romano i due autori prendono l'essenza: la grammatica cinematografica che sta alla base di tutto il suo cinema migliore - quello degli anni '70 e dei primi '80: fino a Tenebre compreso, per intenderci - e il binomio erotismo/morte, qui analizzato con perizia filologica, vivisezionato e portato ad ancora più estreme conseguenze.
Amer è un film lentissimo, costruito tramite dettagli, sperimentazioni assortite, silenzi (molti), suoni e rumori, che racconta tre segmenti della vita di Ana.
L'INFANZIA. In cui Ana bambina interagisce con il cadavere del nonno appena morto - così somigliante a Helena Markos, la regina nera di Suspiria - e viene perseguitata da una misteriosa vecchia, vestita di nero, che la spia e cerca di ghermirla all'interno della grande villa in cui la bambina vive con i genitori. In questa prima parte - la migliore a detta di chi scrive - troviamo tutti gli incubi e le paure infantili possibili immagnabili.
L'ADOLESCENZA. In cui, durante un'assolata e calda giornata estiva, Ana prova i primi turbamenti sessuali, tra una madre repressiva, quartine dell'inferno dantesco sulla vetrina di un negozio, un ragazzino che gioca a pallone e una banda di motociclisti.
LA MATURITA. In cui Ana torna alla villa che l'ha vista bambina. E qui le citazioni, soprattutto, da Profondo rosso e Tenebre, si sprecano in un crescendo horror che culmina in un finale davvero insostenibile.
A tratti, i due registi appaiono, per dirla con il mio amico Alberto Ostini, un po' prigionieri del loro narcisismo, ma girano dannatamente bene e mi chiedo che cosa potrebbero fare se avessero in mano una vera sceneggiatura e una storia compiuta. Stando a quello che si vede qui, davvero molto: quindi non ci resta che aspettarli al varco ;-)
Malgrado qualche lentezza di troppo - ma reggete voi 90 minuti con tre-dialoghi-tre in tutto il film - Amer inanella una serie di scene davvero felici e di momenti di pura tensione, valorizzati da una colonna sonora anni '70, in cui spiccano tre memorabili brani poliziotteschi del maestro Stelvio Cipriani: La polizia sta a guardare, La polizia chiede aiuto e La polizia ha le mani legate. E lì, su quelle note, è inutile nascondere che il vostro si è proprio commosso.
Ecco, qui di seguito, il trailer del film:

martedì 22 febbraio 2011

Fiction e politica















Volevo dire due parole sul cosidetto Mattinale, il documento, al confine tra politica e fiction, di cui parla Dagospia - QUI - riprendendo un brano del libro: "La fabbrica del popolo" di Elena G. Polidori, Aliberti Editor, pubblicato nei giorni scorsi anche da Il fatto quotidino.
Il mattinale esiste da 15 anni. Viene scritto, ogni mattina, da Paolo Bonaiuti, l'addetto stampa di Silvio Berlusconi e inviato via e-mail a tutti coloro che hanno incarichi nel partito, che appariranno in Tv o che rilasceranno dichiarazioni pubbliche.
Si tratta di una ventina di cartelle quotidiane in cui Bonaiuti fornisce a tutti questi pupazzi per ventriloquo, una serie di slogan e di parole d'ordine, pronte per essere usate nella difesa del loro padrone - in questi tempi, l'unica attività a cui sembrano dedicarsi i parlamentari del P.d.L. - per commentare i fatti del giorno e contribuire così a sceneggiare, giorno dopo giorno, quell'orrida fiction dentro cui viviamo da 17, lunghissimi anni.

mercoledì 16 febbraio 2011

Aiuto! C'è un mostro sul mio taxi!

















Oggi devo scrivere l'omicidio di un bidello in una scuola. Una scena articolata e abbastanza grandguignolesca, su cui sto "ruminando" da qualche giorno.
Ieri ne parlavo al telefono con un amico:
- Domani ammazzo il bidello.
- Come?
E io gliel'ho spiegato.
Peccato che mi trovassi in un taxi.
Ero così partecipe del mio stesso racconto che non mi sono minimamente curato del taxista. Così quando ho chiuso la telefonata, lui si è girato mi ha chiesto, preoccupato, che lavoro facessi.
- Lo sceneggiatore.
Non so se abbia capito o se mi abbia confuso con uno scenografo come succede spesso, ma ha annuito, serio. E non mi ha chiesto più niente.

lunedì 14 febbraio 2011

Alex presents: Commando

L'incredibile e divertente video che trovate qui sotto è già stato segnalato dal sito i 400 calci, ma vale la pena di riprenderlo. E' il primo della campagna: Stop the pity. Unlock the potential, promossa dall'associazione no profit Mama Hope.
Alex ha 9 anni, vive in Tanzania e racconta a una telecamera il film Commando.
Buona visione.

domenica 13 febbraio 2011

Dalla Finlandia a Hong Kong

In questi giorni alterno alla sceneggiatura del quinto Tv-Movie di Sei passi nel giallo - collection di cui ho già detto in qualche precedente post - la visione di numerosi film horror usciti nel 2010.
Dopo una serie di pellicole facilmente dimenticabili, ho visto tra ieri e oggi due film che mi hanno molto colpito.

















Rare exports: a Christmas Tales è una favola finlandese ambientata in Lapponia, nei pressi del monte Korvatunturi. E' qui, nelle profondità di queste montagne, che un gruppo di operai ritrova, congelato, Babbo Natale. Il problema è che quello del film non è esattamente il simpatico vecchietto della tradizione.
- Il Babbo Natale della Coca Cola è solo una leggenda, - dice Pietari, il piccolo protagonista, dopo avere capito, grazie all'aiuto di alcuni vecchi libri, che cosa sia veramente emerso dalla montagna. Sì, perché il vero Santa Klaus è una sorta di gigantesco caprone, con tanto di corna ritorte, che ha al suo servizio una moltitudine di orrendi elfi, incaricati di procurargli il cibo di cui è ghiotto: i bambini. Proprio a causa di questo suo vizietto, alcuni secoli prima, i lapponi lo avevano imprigionato nel ghiaccio, prima di rinchiuderlo nelle profondità del Korvatunturi . Da cui, ora, sta per uscire.
Pietari capisce in fretta perché i suoi amici stiano sparendo uno dopo l'altro e a che cosa servano i termosifoni che vengono rubati dalle case, ma suo padre e gli altri adulti - come nella migliore tradizione del genere - non vogliono dargli retta.
Racconto di formazione, Rare exports: a Christmas tale è un film davvero molto divertente - Spielberghiano, per certi versi, anche se più cattivo - adatto a un pubblico di ragazzi(ni) e consigliatissimo a tutti quelli che vogliano rifarsi la bocca dopo tutte le sdolcinatezze natalizie.

















Ben diverso è il secondo film. Dream home racconta, con abbondanza di gore e splatter, la storia di Cheng Lai-sheung, una giovane donna di Hong Kong che entra in un condominio e inizia ad uccidere uno a uno, e nei modi più efferati e originali le persone che lo abitano. Gli omicidi vengono mostrati senza nascondere nulla, in un crescendo di orrore, e sono intercalati da numerosi flashback che raccontano il passato di Chang Lai-sheung, provando a spiegare i motivi per cui la ragazza sia arrivata a compiere quel sanguinario massacro. Anche il movente più assurdo - e quello di Chang Lai-sheung lo è - può essere raccontato e risultare comprensibile allo spettatore, se dietro alla macchina da presa c'è un regista raffinato e talentuoso, anche nei molti eccessi, come Pang Ho-Cheung.
A tratti davvero insostenibile e pervaso da un amarissimo sarcasmo, Dream home è uno slasher decisamente atipico, ma è soprattutto una violenta critica al modello di sviluppo Hongkonghese che privilegiando l'interesse e l'arricchimento al benessere dei propri cittadini, sembra avere prodotto solo alienazione e macerie antropologiche.
Ecco, qui di seguito, i trailers dei due film:


venerdì 11 febbraio 2011

Tutti a scuola















A partire dal 29 marzo e per sei martedì terrò all'Università del Molise, un laboratorio per la scrittura di fiction televisiva.
Al momento sto preparando una sorta di canovaccio delle lezioni e le slide. Il corso dura solo 18 ore, quindi la selezione delle cose da dire non è delle più semplici: ci sarà un sacco di roba che rimarrà fuori, ma pazienza.
Al momento so che, dopo avere spiegato a grandi linee come si scrive un buon pitch - una sorta di "trailer" in poche righe della serie - e si struttura una bibbia, mi concentrerò su quale sia il modo migliore per fare il set-up dei protagonisti.
Il set-up, come già spiegato in alcuni post passati, è importantissimo. E' il momento in cui lo spettatore fa la conoscenza dei protagonisti della serie e inizia a empatizzare con loro: se un autore lo sbaglia, rischia di perdere il pubblico, ancora prima di iniziare a raccontare la sua storia.
Ho deciso di usare come modello il pilot di The west wing, episodio davvero incredibile sia per il modo in cui riesce a presentare in maniera efficace tutti e cinque i principali membri dello staff presidenziale che per gli artifici che usa per ritardare, ad arte, l'ingresso (al minuto 34, a 5' dalla fine) del vero protagonista della serie: il presidente Joshia "Jed" Bartlet, interpretato dal grande Martin Sheen. Set-up, questo del presidente, tra i più mirabili mai realizzati per una serie televisiva: dopo che il personaggio è apparso in scena, sfido chiunque a non voler vedere subito il secondo episodio ;-)
Sperando di farvi cosa gradita, pensavo di mettere online qui sul blog, di volta in volta, un sunto delle lezioni da cui partire per eventuali discussioni. Ma ditemi voi se la cosa vi può interessare.

sabato 5 febbraio 2011

Il ballo di fine anno



















Per capire quali film horror vedere e quali evitare - è il tempo a farmi difetto, fosse per me guarderei tutti quelli che escono - mi baso, oltre che sui consigli degli amici, sulle recensioni e i commenti di due autentiche bibbie del genere: i 400 calci e Nocturno.
Quando entrambe mi segnalano un film, poco ma sicuro, lo cerco e me lo vedo.
E' il caso di The Loved Ones - secondo i 400 calci è addirittura il film del 2010 - pellicola australiana di Sean Byrne, passato di recente anche al benemerito Ravenna Nightmare Film Festival e al Torino Film Festival.
La trama è semplice: Lola invita Brian, il "figo" della classe, al ballo di fine anno. Quando lui le dice di avere già una "dama", lei lo fa rapire dal padre e mette in scena una sua deviata - splatter e grottesca - versione del ballo di fine anno...
Un'aria da Rob - la casa dei 1000 corpi - Zombie, una famiglia disfunzionale e insestuosa, torture assortite, citazioni come se piovesse, cannibalismo, una manciata di scene rivoltanti, una recitazione sopra le righe, ma incredibilmente efficace, un villain - Lola - che rimane nella memoria, una non comune padronanza del mestiere di regista da parte dell'esordiente Byrne, sono i principali ingredienti di un film intelligente e, a modo suo "elegante", anche quando ricorre alla più bassa macelleria.
Ecco, qui di seguito, il trailer del film:

C'è un nuovo sceriffo in città















Adoro il western. Fin dall'adolescenza sono devoto alla divina triade: John Ford, Sam Pekinpah, Sergio Leone. E sono un fan sfegatato di Deadwood, la serie creata da quel geniaccio di David Milch, andata in onda sull'HBO per tre stagioni dal 2004 al 2006.
Proprio per questo motivo, quando avevo saputo che Timothy Olyphant, lo sceriffo Seth Bullock in Deadwood, sarebbe stato il protagonista di una nuova serie di FX, tratta da un racconto breve di Elmore Leonard - scrittore molto amato da queste parti - il cuore mi si era riempito si speranza... speranza che Justified non ha deluso, anzi.
In questa splendida serie - western, malgrado l'ambientazione moderna - si narrano le vicissitudini di Raylan Givens un U.S. Marshall che avrebbe dovuto nascere nel XIX secolo, invece che ai giorni nostri. Sì, perché Raylan è un uomo del west, uno sceriffo di poche parole e dalla pistola facile, che guida l'auto, invece di andare a cavallo.
Il pilot inizia con un duello vero e proprio tra Raylan e un malvivente, reo di non avere obbedito al suo ordine di lasciare la città entro 24 ore. In seguito alla morte del "cattivo" - che aveva, comunque, estratto la pistola per primo - i superiori di Rayland decidono di trasferire l'ingombrante sceriffo da Miami in Kentucky, nei luoghi in cui lui è nato e da dove era fuggito molti anni prima. E dove abitano ancora persone - tra cui suo padre - con cui Rayland sarà costretto a confrontarsi di nuovo.
Consigliatissima.

mercoledì 2 febbraio 2011

Pornocrazia



















Come riportato oggi da molti giornali, l'onorevole del P.d.L., Simone di Cagno Abbrescia - ex sindaco di Bari - è stato fotografato il 26 Gennaio alla Camera dei Deputati, mentre consultava sul suo iPad un sito di escort.
Dopo che le foto sono uscite sul settimanale "Oggi", l'onorevole ha dichiarato:
"Questo è lo scotto che dobbiamo pagare noi che non siamo abituati a navigare sul computer, a usare questo nuovo Ipad. Era uno spot, una pubblicità di quelle che compaiono all'improvviso. E' stata una cosa di un istante. Figuriamoci se mi metto a cercare i siti porno... Io stavo guardando le agenzie di stampa e i siti dei quotidiani e poi è apparsa questa pagina all'improvviso."
A sua insaputa, direi ;-)
Ora, io possiedo un iPad e vi posso assicurare che una cosa del genere non è proprio possibile, che le pagine web non appaiono così all'improvviso. Ma questo, chissà perché, i giornali non l'hanno scritto ;-)