martedì 16 novembre 2010

Il cimitero di Praga

















Malgrado gli impegni e la mia cronica mancanza di tempo, l'ho divorato in due giorni. E ne valeva la pena.
"Il cimitero di Praga", oltre ad essere un libro necessario e puntuale - anche per le analogie con la cronaca di questi mesi e la cosidetta "fabbrica del fango": è incredibile che Eco abbia iniziato a scriverlo 5 anni fa - è anche molto bello, colto, divertito e divertente. E contiene un discorso davvero interessante su come si possa manipolare sia la Storia che ogni tipo di storie.
La trama la conoscono tutti: ripercorre la vita immaginaria di Simonino Simonini, individuo spregevole che compone, a pagamento, ogni sorta di falso, compresi i nefasti "Protocolli dei savi di Sion", di cui anche il grande Will Eisner ha ripercorso, nella sua ultima opera, la storia.
Simonini è un "odiatore" - se mi perdonate la parola - come ce ne sono tanti anche ai nostri giorni. Misogino fino all'inverosimile, antisemita e sostanzialmente stupido - come tutti i razzisti, secondo le parole dello stesso Eco - è, però, un protagonista di quelli che non si dimenticano.
Il libro conferma quello che per me rimane ancora, a distanza di trent'anni da "Il nome della rosa", un mistero: come possa uno dei pochi veri intellettuali che ci ha donato la modernità italiana, che scrive libri obiettivamente difficili, poco consoni al gusto del pubblico, e che va pochissimo in televisione, scalare in questo modo le classifiche di vendita.
Ecco qualcosa che, come le prime due puntate di "Vieni via con me", in questi ultimi giorni non mi hanno fatto vergognare di essere italiano.

PS: Consiglio a tutti coloro che vogliano passare 40 minuti in compagnia di Umberto Eco il bellissimo videoforum, condotto da Silvia Luperini e Antonio Gloli, che trovate sul sito di "La Repubblica", QUI.

3 commenti:

MicGin ha detto...

bel post. l'avrei comprato lo stesso ma mi hai dato dei motivi in più!

Moreno Burattini ha detto...

Io l'ho comprato da una settimana e lo sto leggendo di pari passo con l'ultimo Perez Reverte.

St. ha detto...

Sì. Un libro davvero impressionante così com'è impressionante il fatto che ogni parola ivi contenuta arrivi da qualcos'altro: perfino le definizioni che Simonini dà nelle prime pagine, degli ebrei, dei tedeschi (grandi produttori di feci), dei francesi, degli italiani e dei gesuiti, provengono direttamente da libri, giornali e volumi dell'epoca. Così come "Il nome della rosa" anche questo romanzo è un collage di molto altro. E il bello è che non solo questo non si vede, ma contribuisce a fare grande letteratura.
Un libro intelligente, coltissimo e geniale come il suo autore, lo ripeto.